A VENEZIA, OSSESSIONATI DALLA REALTA’

Pubblicato da Collecchio Video Film Festival | Etichette: , | Posted On mercoledì 10 settembre 2008 at 02:03

Pinuccio Lovero di Pippo Mezzapesa
dal nostro inviato...

Dopo il primo giorno al Lido, era subito chiaro che avresti dovuto scegliere: o passavi il tempo a lamentarti con gli altri di quanto scarsi fossero i film in concorso o ti rimboccavi le maniche e andavi a scavare negli angoli più (o meno) remoti della selezione per vedere se ti riusciva di trovare qualche pietruzza rara. Noi ne abbiamo trovate sei. Tutte italiane e tutte tra i documentari. Non che siano ugualmente preziose, per carità, ma insieme fanno una certa luce: sei modi radicalmente diversi di raccontare la realtà e sei biografie lontanissime dietro la macchina da presa.

Eccole, così come le abbiamo incontrate.

BELOW SEA LEVEL di Gianfranco Rosi
Rosi è italiano per l’anagrafe, ma per formazione e stile manco un po’. Direttore della fotografia e filmaker, ha lavorato perlopiù come indipendente oltreoceano. Sua è la storia della comunità di senzatetto che vive accampata in caravan e mezzi di fortuna nel deserto della California. Più che Into the Wild, dentro l’ossessione che inchioda fuori dal mondo questi uomini e queste donne. Rosi li ha seguiti vivendo con loro per lunghi mesi, ne ha raccolto il dolore e poi l’ha restituito con la pulizia di inquadrature di una nitidezza quasi paradossale. Miglior documentario nella sezione Orizzonti. Realismo fotografico.

I COLORI DELLA BASSA di Giuseppe Morandi e Gianfranco Azzali
Morandi e Azzali, invece, non hanno fatto la scuola di cinema. Sono nati a Piadena, Cremona, circa settant’anni fa e a Piadena hanno fondato negli anni sessanta la Lega di Cultura. A Venezia hanno portato il racconto della propria terra e di come l’agricoltura e l’allevamento intensivi l’abbiano nei decenni modificata. Ci lasciano con la lunghissima sequenza finale di un mattatoio bovino in cui il gesto meccanico della morte viene ripreso con un’insistenza che è un po’ coraggio e un po’ ossessione ideologica. Fassbinder l’aveva già fatto con più poesia e disperazione ma senza la forza di guardare in faccia la rassegnazione del carnefice. Realismo etnografico.

MANAGUA BOXING di Frediana Fornari
Anche Frediana viene dalla Pianura Padana, precisamente da Parma, ha poco più di trent’anni e la ‘tecnica’ ce l’ha. Dalla Pianura Padana lei è partita ed è ritornata con una storia dell’altro mondo: quella dell’ossessione nicaraguense per la boxe. Un’intera poverissima nazione allevata a sacco e guantoni fin dalla prima infanzia, nella speranza, quasi sempre delusa, di un riscatto sociale dal basso. Frediana osserva discreta: non giudica, non interviene, non pretende di aver capito tutto e concede ai suoi protagonisti la danza finale. Realismo di viaggio

PINUCCIO LOVERO. SOGNO DI UNA MORTE DI MEZZA ESTATE di Pippo Mezzapesa
E’ la scoperta dell’ultimo giorno, quella più luminosa. Perché è l’ultima e perché sì. Perché nei film, per definizione, la Morte c’è sempre, però di solito o è un rimosso o è una tragedia. In Pinuccio né l’uno né l’altra: la Morte c’è ma è la protagonista di un irresistibile e tenerissimo spettacolo comico. Pinuccio ha quarant’anni ed è un vero operaio marmista di Bitonto; dopo anni di tentativi riesce finalmente a coronare il suo sogno, la sua ossessione: diventare un vero custode “a livello cimiteriale”. Il problema è che, da quando viene assegnato al camposanto della frazione di Mariotto, non muore più nessuno. Dopo cinque mesi Pinuccio è contento, i vecchi scaramantici gli offrono da bere, ma la sua divisa è lì che aspetta il grande giorno del primo funerale. Un piccolo capolavoro di leggerezza, di vita e di commozione sottile. Aiuto regista è Vito Palmieri, vecchia conoscenza del Collecchio Video Film. E noi neanche lo sapevamo. Realismo magico.

Dicevamo sei film: di due importanti non parliamo.
LA FABBRICA DEI TEDESCHI di Mimmo Calopresti e THYSSENKRUPP BLUES di Pietro Balla e Monica Repetto. Un po’ perché ne hanno già parlato in tanti, un po’ perché ci sono storie in cui l’ossessione del rimpianto e del rancore sono l’unica realtà possibile. I film che provano a riprenderle sono come dei riti cui si deve innanzitutto partecipare. Meglio allora esserci - guardandoli - che raccontarli.

giacomopoi

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